Il governo utilizza la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra per giustificare enormi spese militari, l’invio di armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero, dall’Ucraina all’Africa.
Guerre, stupri, occupazioni di terre, bombardamenti, torture, l’intero campionario degli orrori umani, se compiuto da uomini e donne inquadrati in un esercito, diventa legittimo, necessario, opportuno, eroico.
Le divise da parata, le bandiere, le medaglie, la triade “dio, patria, famiglia” non sono il mero retaggio di un passato più retorico e magniloquente del nostro presente, ma la rappresentazione sempre attuale dell’attitudine imperialista e neocoloniale dello stato italiano.
L’Italia è in guerra. Le forze armate italiane sono impegnate direttamente in 43 missioni militari all’estero, di cui 18 in Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli interessi di colossi come l’ENI.
L’Italia è in guerra. Dalle basi militari italiane, NATO e statunitensi in territorio italiano ogni giorno si alzano in volo i droni che gestiscono l’intelligence per l’esercito ucraino.
L’Italia è in guerra. Lungo i confini del Bel Paese, in mare ed in montagna, le polizie e le forze armate fanno la guerra ai migranti.
L’Italia è in guerra. I tagliagole Janjaweed che misero a ferro e fuoco il Darfur, oggi impegnati in una feroce guerra civile in Sudan, sono stati addestrati e finanziati dall’Italia per fare la guerra alla gente in viaggio verso l’Europa. Da decenni l’Italia finanzia la Libia perché intercetti e blocchi i barconi e rigetti uomini, donne e bambin* nell’inferno dei campi di concentramento libici.
L’Italia è in guerra. A pochi passi dalle nostre case si producono e si testano le armi impiegate nelle guerre di ogni dove. Le usano le truppe italiane nelle missioni di “pace” all’estero, le vendono le industrie italiane ai paesi in guerra. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori.
L’Italia è in guerra. I militari sono sempre più presenti per le strade delle nostre città, nelle periferie dove si allungano le file dei senza casa, senza reddito, precari. Servono a prevenire e reprimere ogni insorgenza sociale, a mettere a tacere chiunque si ribelli ad un ordine sociale sempre più feroce.
Quartieri, scuole, università, piazze, luoghi di lavoro: ormai non vi è ambito sociale al sicuro dalla marea militarista montante. La guerra che si sta combattendo in Ucraina ha dato un’ulteriore e drammatica spinta verso un riarmo a livello mondiale dagli esiti imprevedibili.
Opporsi alla guerra e al militarismo è un’esigenza imprescindibile.
Il percorso dell’Assemblea Antimilitarista, che raccoglie gruppi ed assemblee locali da sempre in lotta contro il militarismo e la guerra, in quasi due anni di attività ha saputo estendersi ad altri territori, costruendo iniziative su scala nazionale e sostenendo le lotte locali più importanti.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati nella guerra imperialista tra la Russia e l’Ucraina. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni dove, diserta la guerra.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Per info: assembleantimilitarista@gmail.com